ZAPP! Zona AutoProduzioni Pescara
Lo ZAPP – Zona AutoProduzioni Pescara è il prossimo spazio dove vi portiamo.
Pescara per l’appunto, terra d’Abruzzo.
Un luogo che appena arrivati ci è parso subito familiare: sarà un po’ la dimensione “provinciale” simile a quella a cui siamo abituati a navigare anche noi; sarà che è la terra del sommo poeta LouX, la nostra guida spirituale; sarà perchè quella costa l’abbiamo sentita sempre un po’ nostra per vicinanza alla famigerata banda degli Antò; sarà quel che sarà, speriamo di tornare presto a banchettare da quelle parti quanto prima.
Lo Zapp, nasce nel 2018 e “consiste fondamentalmente in uno spazio espositivo collettivo attorno al quale graviteno una serie di eventi ulteriori che spaziano da workshop a presentazioni, interviste, proiezioni, mostre dedicate, concerti e molto altro ancora. Nella temporanea sovrapposizione spazio-temporale di tutte queste determinanti, si definisce appunto la “Zona AutoProduzioni”, interpretata come un’ecologia a sé stante in cui si cerca di abbattere ogni limite alla creatività e alla sua fruizione collettiva.
Non esiste una direzione artistica centralizzata, né un controllo sui contenuti eccezione di messaggi e atteggiamenti sessisti, razzisti, xenofobi e in generale discriminatori di qualsiasi natura; i criteri organizzativi sono frutto di discussioni assembleari nelle quali non esistono gerarchie decisionali; l’accesso del pubblico a tutte le aree e agli eventi del festival è completamente gratuito; qualsiasi ricezione di sponsorizzazione e/o finanziamento è legata indissolubilmente all’organizzazione materiale del festival e al mantenimento della sua indipendenza.”
Siamo stati allo Zapp durante la prima edizione del 2018, purtroppo non siamo riusciti ad essere lì lo scorso anno, ma gli Zappisti li abbiamo ritrovati in giro per i vari festival a cui abbiamo partecipato e abbiamo instaurato un bellissimo rapporto di amicizia e speriamo anche in qualche collaborazione futura.
Facciamo qualche domanda a Francesco, uno degli organizzatori del festival.
Ciao Francesco, come state? Come prosegue la quarantena negli Abbruzzi?
Purtroppo anche quest’anno salteremo lo ZAPP, ma ovviamente non per colpa nostra, intanto però volevamo farti qualche domanda che da un po’ ci passano in testa e ne approfittiamo.
Come e perchè è nato lo ZAPP?
Ciao Gramers
La quarantena negli Abruzzi procede spedita, nonostante la “limitazione di libertà” che ovviamente vale zero rispetto all’incolumità generale.
Zapp è nato durante il primissimo Olé a Bologna nel 2017.
Facevo banchetto con le mie cosine e ho incontrato Tiziano, che non beccavo da un po’ di anni. Dopo una chiacchiera di venti minuti, eravamo già al tavolo del Crack a parlare con Valerio e a capire come poter fare qualcosa da noi.
Dopo circa un anno c’era già il primo Zapp!
Non sappiamo lo scorso anno, ma quando siamo venuti noi, c’era una bellissima installazione con il capodoglio, che è il vostro simbolo. Perchè avete deciso di utilizzare quell’animale?
Uno dei primissimi punti durante le prime call, oltre alla scelta del nome, era appunto quello della scelta dell’animale totem, qualcosa che davvero ci rappresentasse al meglio.
Per andare in contrapposizione al delfino del Pescara Calcio, abbiamo ripreso tra le mani un vecchio articolo di giornale in cui si parlava dello spiaggiamento di un cucciolo di Capodoglio, sbronzo di rifiuti e smarrito, sulle nostre coste.
Per quanto Pescara sia una città piacevole, spesso ci siamo sentiti come non fagocitati completamente dal ritmo urbano, quindi il paragone con l’animale è stato praticamente immediato.
A differenza degli altri Festival indipendenti, il vostro non si svolge all’interno di spazi autogestiti o occupati, ma bensì all’interno di un mercato coperto in piena zona “movida”, il Mercato Muzii.
È stato molto bello vivere in simbiosi con il mercato: artisti, stampatori incalliti, musicisti, giravano tra le bancarelle del mercato parlando, ridendo o semplicemente acquistando da agricoltori, pescivendoli e vari venditori di cibi e bevande prodotte praticamente a km 0.
C’era comunque un clima molto diverso rispetto agli altri festival del genere e sinceramente a noi è piaciuto molto.
Quello che volevamo chiedervi riguarda appunto la scelta del posto, perchè proprio quel luogo per svolgere il festival? Mancanza di altri spazi idoneii o comunque una vostra scelta ben precisa? Vuoi parlarcene?
Eravamo alla ricerca di un posto, la rosa degli spazi a disposizione non era chissà quanto vasta. Volevamo un posto grande, facilmente accessibile e vicino alla Stazione Centrale.
Il Mercato Muzii, recentemente ristrutturato, su due piani ma utilizzato solo nel pian terreno, ha tutto questo e non solo: è in una zona “ricca”, al centro della “movida” e potenzialmente frequentata da persone non della nostra bolla, ha le dimensioni giuste per poter accogliere più persone possibile (siamo arrivati lo scorso anno a più di 100 espositori).
L’obiettivo immediato era riuscire a portare il pescarese del sabato sera da noi. Quale sfida migliore?
Non essendo Pescara una grande metropoli al pari di Roma, Milano o Bologna, probabilmente i rapporti l’underground musicale, artistico e politico, sono più ristretti e “contaminati” gli uni agli altri. Non che nelle grandi città non sia così, ma diciamo che nelle realtà più piccole come la vostra, sicuramente le persone del “giro” sono più o meno le stesse e si ha più una dimensione famigliare della scena. È così o stiamo dicendo una cazzata?
Comunque, anche se così non fosse, come avete vissuto con le altre realtà underground pescaresi lo Zapp, c’è stata condivisione, partecipazione o no?
Non siamo tantissimi, in effetti, ma per fortuna non ci contiamo sulle dita di due mani sole. La prima scena underground pescarese che ho “frequentato” era quella precedente ai primi anni ’10. C’era una gran bella scena musicale, quasi completamente sgretolata di lì a poco, c’erano club, chiusi di lì a poco, e c’era sempre gran fermento. A distanza di 10 anni è cambiato quasi tutto, compresi noi. C’è una sala concerti sola, sono rimaste in piedi solo alcune realtà di quegli anni, ma non esiste più una vera scena underground. Esiste però una nicchia di persone interessate a quello che proponiamo noi, che propone l’IndieRocket, che propone il Tube Cult, il Frantic e alti altri Festival musicali e non della zona. In un modo o nell’altro, siamo tutti dentro tutte queste realtà, siamo come una grande famiglia e questo dà sicuramente la forza a ognuno di noi di spingere tutto ciò insieme.
Da quasi un anno, se non andiamo errati, alcuni di voi hanno messo su il bellissimo progetto di “Gelatina Stamperia Popolare” che sicuramente (SPOILER) conosceremo meglio in qualche altra intervista che vi faremo più in là… chissà!
Ci sono a Pescara altre realtà, come la vostra legate al mondo della stampa e dell’editoria indipendente?
Abbiamo un’istituzione della serigrafia come Giampaolo di Agit Prop, da decenni in tour con molti grandi della musica italiana e non solo, abbiamo Daniel, docente di serigrafia a Brera, che insieme a Giada, la sua compagna, hanno aperto 27, un laboratorio serigrafico a Popoli e sono anche parte integrante di un co-working che si chiama Miricreo, dove si fa ceramica, serigrafia e molto altro.
La nostra necessità era essenzialmente riuscire a stampare le nostre cose e farlo anche per i “nostri”. Gelatina nasce con quell’idea.
Antonio, Gotico Abruzzese, aveva un piccolo laboratorio fermo a Sulmona. Insieme a lui e insieme al cugino Davide, Dartworks, abbiamo messo su questa cosa piccina all’interno dell’ex sede di Rifondazione, ora punto d’incontro di più realtà capitanate da CAP15, la ciclofficina popolare, su tutte.
Facciamo anche a voi questa domanda vista la situazione molto delicata in questo periodo legata all’emergenza del Covid-19. Sperando di uscirne quanto prima, come pensi che questo periodo influirà sul prossimo ZAPP! e anche sui lavori degli artisti che ne prenderanno parte?
Questa è una gran bella domanda. Rispondo come Francesco, mi assumo la completa responsabilità per questa risposta.
Per alcuni di noi questa reclusione forzata sia una manna dal cielo, per altri l’esatto opposto. Sicuramente a livello psicologico e umano però sarà una bella botta per tutti noi. Io mi sono sentito impotente durante i primi 10 giorni e ho ricominciato a mettermi sulle mie cose solo qualche giorno fa. Stiamo vivendo una situazione, un periodo storico mai vissuto prima e spero che questo ci porti ancora di più a considerare le nostre relazioni come oro. Ovviamente, oltre a questa visione utopistica (LOL) statisticamente la storia ci insegna che le persone non cambiano dopo cose di questo tipo se non in peggio. L’unica cosa che so è che quando ci rincontreremo tutti sarà bellissimo, tanto scioccante quanto stupendo.
Sto già a piange solo fantasticando sta cosa.