Uè Fest!
Già il nome vi fa capire dove siamo… per chi invece non l’avesse ancora capito, vi diamo un altro indizio: caffè e sfogliatella!

Ora se non ci siete arrivati, avete un problema.
Si, se non siete mai stati a Napoli e non avete mai “assaggiato” questa città, ci dispiace per voi.

Lungi da noi voler fare del becero turismo culinario, non possiamo esimerci però nel dire che Napoli è quel posto, forse l’unico o comunque uno dei pochi, dove le “banalità culinarie” vanno affrontate tutte, nessuna esclusa. 

Quindi, appena scendete dal treno, si va al primo bar e si ordina caffè e sfogliatella.
Dopodichè, si passeggia fino ad arrivare alla fermata della Metro e si scendono quelle scali che vi porteranno in una delle più belle passeggiate sotterranee che potreste mai fare per andar a prender un treno.
Una volta in centro, immergetevi in quel crocevia che è questa città.
Iniziate a camminare e tutto intorno sarete immersi in una casba di suoni, rumori,odori, umanità ed eterogeneità che solo a Napoli si può provare.

Noi, dopo aver respirato un po’ di partenopeità ed esserci rigorosamente rifocillati a mestiere, ci siamo incamminati verso quella che è stata lo scorso anno, la nostra casa per tre giorni: lo Scugnizzo Liberato, che ospita la terza edizione dell’ Uè Fest!

Arrivati al posto, abbiamo varcato l’immenso portone di questo ex-carcere minorile, per ritrovarci catapultati all’interno del festival.
Salite le scale, ci siamo messi alla ricerca dello spazio che ci è stato assegnato per posizionare il nostro banchetto e dove avremmo passato delle giornate incredibili, tra disegnatori incalliti, artisti sopra le righe e tante tante risate.

Prima di fare tutto ciò, siamo andati però a salutare Alessandra.

Alessandra è un’illustratrice napoletana e tra gli organizzatori del festival ed è proprio con lei che vorremmo farvi scoprire l’Uè Fest!

Uè Uè Alessandra, come stai? Vuoi parlarci del Uè Fest!? Come e perchè è nato?

Ue’ Vitagrama! Come sto? Iniziamo proprio con le domande semplici, eh? Voi come state? Penso che in questo momento storico, data la situazione, potremmo risponderci più o meno allo stesso modo… ma parliamo d’altro, parliamo del Ue’!

Devo iniziare facendo una premessa, sono entrata a far parte del magico mondo del Ue’ fest! Dalla sua seconda edizione, il primo anno avevo solo un piccolissimo banchetto. Ricordo che conobbi Valerio Bindi, organizzatore dell’annuale festival internazionale di fumetti indipendenti, il Crack! Fumetti dirompenti di Roma, sul ballatoio del primo piano dello Scugnizzo e tra un paio di caffè e qualche chiacchiera mi innamorai.

Il Ue’ è nato per amore, voglia di mischiarsi, di scoprire e conoscere, di allargare la Rete. Era impensabile non avere un festival di autoproduzione a stampa a Napoli, così da una buona intuizione e dall’unione di diverse realtà quali il Crack! di cui sopra, il Ca.co. FEST, festival di autoproduzioni di Bari e il NaDir, festival musicale indipendente e autogestito di Napoli è nato il Ue’ e ha trovato una casa felice grazie allo Scugnizzo Liberato.

Lo scorso anno, il tema del festival era “OVERTOUR”, ovvero il sovraffollamento da turismo indiscriminato che nuoce gravemente al territorio e ai suoi abitanti. Questo processo sta influenzando anche l’altissimo livello culturale e artistico che contraddistingue Napoli?

Ho visto Napoli cambiare numerose volte nel corso di questi ultimi anni. Le strade si sono sempre di più riempite di turisti e murales ben pagati. Diversi negozi storici della città e piccole botteghe sono state chiuse per poi essere rimpiazzate dall’ennesimo bar o rosticceria per soddisfare quel tipo di turista voglioso di andare al lunapark per scattare il selfie migliore. Ho saputo che diversi bassi, i “vasci” come li chiamiamo noi, sono diventati b&b dallo slogan “vivi la vera esperienza napoletana”…mi si forma sulle labbra un sorriso disgustato. Nonostante ciò, Napoli ha una grande risorsa, un’anima resiliente che continua a battere e a resistere adattandosi agli scossoni pur rimanendo sempre fedele al suo cuore. Sono fiduciosa.

L’aria che si respira all’Uè Fest! è in qualche modo diversa rispetto a quella degli altri festival underground che viviamo. All’interno dello spazio per la mostra c’è una partecipazione molto più variegata di persone, non solo agli “addetti ai lavori”, ma anche altre persone che ne sono completamente esterne. I bambini che giocano nel cortile a pallone, gli artigiani nei loro laboratori aperti all’interno dello spazio, i vicini, tutti convivono con il festival. Come è il vostro rapporto con la Napoli “esterna” all’Uè Fest!?

Lo Scugnizzo Liberato è sentito come casa e in quanto tale ogni persona che entra in quel luogo diventa parte di un’unica famiglia allargata. Ci si scambia sorrisi, saperi, idee, emozioni… le storie del singolo diventano storie di tutti, un tuo problema è un mio problema e va affrontato assieme.

Ciò che apprendi allo Scugnizzo, ciò che senti sulla tua pelle quando sei lì te lo porti anche fuori e le persone lo notano, lo apprezzano e fanno lo stesso con altri ancora. È un filo rosso. Un meraviglioso filo rosso.

ue fest

L’autoproduzione, la cooperazione, la produzione dal basso, lo scambio reciproco di pensieri, storie e modi di vedere l’editoria a fumetti è tutto quello in cui crediamo.
Come pensate che tutto ciò influirà sul mondo della stampa e in particolare su quei festival, come il vostro che fanno della carta stampata uno dei principale attori?

La carta è “solo” lo strumento che utilizziamo per dar voce ai nostri mondi, alle nostre idee e ai nostri immaginari collettivi. È quel potente mezzo che ci unisce, che ci fa incontrare, abbracciare, sentire e che ci permette di scambiare idee e vivere liberi. I festival che realizziamo sono luoghi di contaminazione dove il senso comune attua processi creativi. È stato così ieri, è così ora e sarà così anche domani.

Anche voi fate parte della rete di festival che in qualche modo è legata dal filo conduttore teso dal Crack! Fumetti Dirompenti di Roma, ma anche con altre realtà del territorio come NaDir\ Napoli Direzione Opposta Festival di Napoli  e con il Ca.Co. Fest di Bari.
Come è nata questa collaborazione?

L’energia vibrante degli animi, delle idee e della passione muove ogni cosa.

Il collettivo NaDir costruisce da anni un’alternativa dal basso, indipendente e cooperativistica di proposta culturale a Napoli. Il pensiero dei Nadir in linea a quello del Crack! Festival di Roma e il CA.CO. di Bari ha favorito e generato spontaneamente la nascita del festival. L’energia vibrante degli animi, delle idee e della passione ha po mosso ogni cosa rendendo il tutto possibile.

Quale artista pensi che abbia lasciato maggiormente il segno all’Uè Fest! e perchè ?

Non esiste individuo più prezioso di un altro. Non esiste un artista che sia più o meno importante di qualcun altro all’interno del festival. Il Ue’ non sarebbe lo stesso se non fosse per il contributo e la partecipazione di tutte e di tutti. Ogni anno ospitiamo artisti provenienti da tutto il mondo e con ognuno loro c’è sempre una forte sinergia oltre che alla stima per il lavoro svolto.

ue fest

Il festival si svolge sempre in concomitanza del Comicon. Qual’è il rapporto che avete? C’è collaborazione o in qualche modo pensate che siano due mondi distinti e distanti?

Come Ue’ facciamo parte del circuito Comic(on)Off che si attua al di fuori della sede centrale della Mostra d’Oltremare e che comprende una serie di eventi e mostre dedicate al fumetto. Con il Comicon c’è un rapporto di dialogo e collaborazione. Uno scambio di pensieri sui diversi e possibili modi di vedere l’editoria.

Mentre scriviamo siamo in piena emergenza Covid. Sperando di uscirne quanto prima, come pensi che questo periodo influirà sul Uè Fest! E anche sui lavori degli artisti che ne prenderanno parte?

In questo periodo è stato pubblicato sul sito del Ue’ un comunicato a riguardo. Credo che il pensiero collettivo di quel testo parli meglio di ogni mia possibile risposta e per questo cito:

Non esiste nessun supporto alla sopravvivenza ora per chi lavora in ambiti creativi, siano inventori di opere d’arte o di zine fotocopiate o dalle tecniche di stampa più raffinate. Non esiste supporto perché, mentre noi vediamo e disegniamo tutto, semplicemente siamo fuori dalle orbite del capitale che non vuole e non può vederci. Siamo fuori da ogni obbiettivo. Non siamo una categoria, siamo un mondo che non ha assorbito in silenzio i modelli di vita proposti. […] E abbiamo per questo formato un network, una rete che non è virtuale ma concreta tangibile, fatta di vite che si incontrano e condividono. […]

Alcuni dei nostri festival sono parte integrante di centri sociali, luogo reale per questa rete, ma non solo. Il Forte Prenestino CSOA, Lo Scugnizzo Liberato, Xm 24, ex-Caserma Liberata, Macao, sono spazi liberi, unici e indispensabili, sono quei posti in cui molti di noi hanno trovato un gruppo, una casa, vissuto esperienze inimmaginabili, gioito e lottato, sono spazi insostituibili e l’unico futuro che ci immaginiamo è un futuro in cui RESISTONO E SI MOLTIPLICANO. […] Abbiamo un piano, o almeno l’inizio di un piano. Torniamo presto a raccontarlo, per capire come possiamo farcela e come le nostre invisibili affascinanti merci disegnate torneranno nelle città, nelle strade, sui muri.
Abbiamo bisogno di tutti e tutte.